VERIFICA PERIODICA DELLE GRU SU AUTOCARRO – PARTE 2
Ben ritrovati! Questo articolo è il secondo di una serie che riguarda le verifiche periodiche delle gru su autocarro previste dall’art. 71, comma 11 del D.Lgs. 9 aprile 2008 n. 81 (Testo Unico sulla Sicurezza). Nel primo articolo ho introdotto i componenti fondamentali di questo tipo di apparecchi di sollevamento descrivendo il funzionamento del limitatore di momento in relazione al diagramma delle portate. A questo articolo, invece, voglio dare un taglio più pratico, ossia descrivere come svolgo io le verifiche. Non è detto che sia il procedimento più corretto, tuttavia è quello che mi sento di adottare in base all’esperienza che ho maturato ed al grado di sicurezza richiesto. Alcune cose che scriverò saranno applicabili solo ad alcune gru in quanto non tutti i componenti che menzionerò sono presenti su tutti i modelli. Si pensi, ad esempio, al limitatore di momento che può non essere installato per carichi massimi di utilizzazione inferiori a 1000 kg o per momenti di rovesciamento inferiori a 40000 Nm (circa 4000 Kgm).
La verifica comincia con un controllo documentale. Non entrerò nel dettaglio degli incartamenti che il datore di lavoro deve mettere a disposizione; sappiate che l’elenco non è lo stesso per tutte le gru. Infatti, a seconda della data di fabbricazione e se l’apparecchio è già stato sottoposto a delle verifiche periodiche, si possono avere documenti diversi. Un possibile elenco potrebbe essere il seguente:
- Dichiarazione di conformità CE della gru.
- Dichiarazione di conformità CE dei componenti aggiuntivi (radiocomando, traversa posteriore degli stabilizzatori, argano, JIB, ecc.).
- Dichiarazione di corretta installazione della gru e dei componenti aggiuntivi.
- Manuali di uso e manutenzione della gru e dei componenti aggiuntivi.
- Registro di controllo/manutenzione della gru.
- Denuncia di messa in servizio della gru (all’ENPI/ISPESL/INAIL).
- Denuncia del radiocomando.
- Libretto ENPI/ISPESL.
- Scheda tecnica redatta dal tecnico dell’INAIL o da un soggetto abilitato.
- Eventuali verbali di verifiche periodiche.
- Relazioni delle indagini supplementari da eseguire ogni 20 anni dalla fabbricazione.
Sulla base dei documenti elencati sopra, si dovrà in primo luogo verificare la corrispondenza con la gru che si deve verificare. Proprio qualche settimana fa sono stato incaricato da un datore di lavoro di svolgere la verifica periodica di una gru a torre e mi sono trovato nell’impossibilità di eseguirla in quanto la documentazione che mi aveva fornito non era di quella gru. Infatti ne aveva due uguali ed erroneamente aveva scambiato le teche contenenti la documentazione. Tutti i documenti sono importanti, ma per lo svolgimento della verifica non si può prescindere da quanto riportato sul manuale di uso e manutenzione. Infatti è li che è riportata una descrizione completa dei componenti di sicurezza e, soprattutto, di come deve essere manovrata la gru. Il datore di lavoro che ha richiesto la verifica deve mettere a disposizione sia il gruista, sia il carico da sollevare nonché gli spazi per lo svolgimento della verifica.
Passando alla parte pratica della verifica, io di solito seguo questo procedimento:
1 – Comincio con il far stabilizzare la gru, ossia chiedo che gli stabilizzatori anteriori e posteriori vengano completamente estratti e posati a terra. Gli stabilizzatori spesso sono dotati di valvole di sicurezza che devono essere aperte e chiuse manualmente attraverso una levetta. La chiusura della valvola fa sì che lo stelo dello stabilizzatore non rientri nel cilindro né per effetto del carico, né a seguito della manovra dei comandi. Con la valvola chiusa chiedo di provare ad alzare o abbassare gli stabilizzatori. Se non si muovono significa che la valvola ha una buona tenuta.
Nella prima immagine ho cerchiato una parte di un tubo del circuito idraulico. Come potete notare il tubo presenta una piega. Sembra un dettaglio da nulla, ma dalle mie parti si rivela essere importante. Infatti le gru di questo tipo vengono utilizzate all’aperto e l’escursione termica che possono subile i componenti può andare da -15 °C a oltre 40 °C se esposti al sole. Le variazioni di temperatura fanno allungare ed accorciare i tubi metallici e la piega, anche se probabilmente nell’immagine sopra non ha questo specifico scopo, crea una sorta di molla che permette al tubo di dilatarsi senza creare trazioni nei raccordi idraulici posti alle estremità. Su un modello di gru in particolare, si riscontrano spesso dei trafilamenti di olio dai raccordi idraulici della valvola di sicurezza perché i tubi sono diritti. Negli ultimi modelli ho visto che uno dei due tubi, quello sotto, è stato sostituito con un tubo flessibile.
In questa prima fase verifico che non ci siano difetti visibili alle parti strutturali degli stabilizzatori anteriori e posteriori. Un punto molto delicato è rappresentato dalla parte superiore dell’apertura da cui escono gli stabilizzatori. In tale porzione il metallo e le saldature sono molto sollecitati ed i costruttori solitamente mettono un generoso piatto di rinforzo. Va verificato che sia efficiente e che le saldature non siano fessurate. A causa delle tensioni nell’acciaio indotte dal raffreddamento delle saldature e del materiale base, nonché per gli sforzi dovuti al sollevamento, spesso l’acciaio in questa zona presenta una forte ossidazione.
Sulle traverse posteriori, invece, non ho mai rilevato nessun difetto o malfunzionamento, ma bisogna comunque controllarle.
2 – Successivamente verifico gli attacchi del basamento della gru sul telaio dell’autocarro. Spesso l’installatore deve rinforzare il telaio del mezzo ed il collegamento con la gru avviene con delle barre filettate (tiranti). Esistono delle gru su autocarro scarrabili che possono essere smontate dal telaio dell’autocarro. In questo caso, i tiranti sono sostituiti da dei perni che lavorano a taglio. In entrambi i casi deve esserci un meccanismo di blocco supplementare. Per i tiranti è costituito dal controdado, mentre per i perni a taglio può esserci un meccanismo a baionetta.
3 – A questo punto faccio aprire la gru ed estendere completamente il braccio articolato e gli sfili sopra il cassone. Da terra e salendo sopra il cassone posso controllare se la struttura della gru e l’impianto idraulico presentano dei difetti: lamiere piegate, saldature fessurate, pezzi mancanti, tubi rovinati, ecc. Gli sfili sono fatti per entrare l’uno nell’altro, ma lo fanno lasciando un minimo spazio tra le superfici. In tale spazio sono alloggiati dei piatti di Teflon (PTFE) che sono a contatto con i due sfili. Pur essendo un materiale che si auto-lubrifica è bene che gli sfili siano ben ingrassati. Il grasso riduce ulteriormente l’attrito e previene l’ossidazione dell’acciaio. Si possono trovare anche dei grani di ottone ai lati degli sfili che permettono di compensare il gioco tra gli sfili stessi.
Tra le cose che verifico con maggior attenzione vi sono gli attacchi dei martinetti idraulici sul braccio. Solitamente sono presenti due forcelle per ogni martinetto; una in testa allo stelo ed una in testa al cilindro. La base del cilindro viene lasciata libera di muoversi in modo da evitare che lo stelo dei martinetti si pieghi durante l’allungamento degli sfili. Con tre punti di fissaggio, lo stelo dei martinetti si piegherebbe. Basti notare l’immagine riportata in calce al mio primo articolo per vedere come si flette il braccio durante il sollevamento. Nelle immagini seguenti, tratte dal sito della Effer, ho evidenziato le forcelle di attacco dei martinetti, la base libera ed i grani di ottone.
Il gancio deve avere una portata superiore alla portata massima della gru ed avere la linguetta di chiusura con la molla efficiente. La portata del gancio è spesso indicata con la sigla WLL seguita da un numero espresso in tonnellate (t): WLL 2.5t significa che la portata del gancio è di 2.5 tonnellate. I perni estraibili devono avere le coppiglie e, spesso, anche un dado.
Nelle gru più moderne, i martinetti del braccio articolato sono imperniati, ad un estremo, direttamente ad un elemento del braccio, mentre all’altra estremità sono collegati ad un sistema di bielle che ha lo scopo di mantenere i comandi fluidi anche quando il braccio è esteso e di ottenere un momento di sollevamento più alto a parità di sezione dei martinetti idraulici. Con riferimento all’immagine seguente, significa che la forza F ha un braccio maggiore rispetto al caso in cui non sono presenti le bielle. La fluidità dei movimenti è garantita dal fatto che il braccio della forza si mantiene costante qualsiasi sia l’angolo tra gli elementi del braccio articolato. Con questo tipo di biellismo, inoltre, si possono ottenere rotazioni maggiori tra gli elementi del braccio articolato.
A questo punto, generalmente, le verifiche sulla struttura della gru sono state completate. Ogni apparecchio, in realtà, ha la sua specificità, però diciamo che, a grandi linee, se tutto quello che ho descritto fin’ora ha ottenuto un voto positivo, abbiamo già raggiunto un buon grado di sicurezza. La verifica prosegue con le prove di funzionamento nelle quali la gru viene testata nelle sue configurazioni più gravose, ma questa parte ve la riservo per un nuovo articolo al quale vi do appuntamento.
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